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Palazzo Simi

Strada Lamberti, 1 - 6010 - 70122
9,30-19,00
http://www.archeopuglia.beniculturali.it/
080/5275451
palazzo.simi@beniculturali.it
INIZIO COSTRUZIONE XVI secolo
USO ATTUALE Sede del Centro operativo per l’Archeologia
Nel cuore del borgo antico, in quella parte di città vecchia che le fonti notarili del XVI secolo individuano come vicinio di “San Gregorio de’ Falconibus” o di “Palmentiello”, si trovano rappresentative case palatiate tardo-cinquecentesche con aggiunte barocche, con corti interne scoperte, tra cui possiamo riconoscere palazzo Simi e palazzo Sagges.
Palazzo Simi, dimora aristocratica della seconda metà del Cinquecento, prende il nome dalla nobile famiglia Simi de Burgis, che lo acquistò nel 1670 e lo abitò fino agli inizi del Novecento, e si affaccia su strada Lamberti (con ulteriore affaccio su strada Sagges) con un elegante prospetto, non unitario a seguito di accorpamento di fabbriche diverse, che rispecchia l’edilizia palaziale diffusasi a Bari fra il XVI e il XVII secolo.
La sua “veste” sostanzialmente rinascimentale, caratterizzata dalla “leggiadra loggia da arco ribassato con parapetto a balaustra e dall’arioso androne di ingresso dalle volte unghiate” [Nino Lavermicocca] lascia intravedere alcuni elementi preesistenti, tra cui un portale ad arco lunato che rimanda all’età medievale.
Il palazzo fu costruito sui resti di una chiesa bizantina anonima del X secolo (che a sua volta poggiava su fondamenta di età imperiale), dedicata a San Gregorio de Falconibus secondo fonti notarili, di cui si possono vedere, nel sottosuolo del palazzo, le tre absidi e l’altare, recentemente riconsacrato al culto.
Molto interessante è la decorazione parietale (sopravvissuta in parte alla demolizione del XII secolo), ritrovata nella parte inferiore dell’abside centrale: figure frammentarie di quattro Padri della Chiesa in abiti vescovili riccamente decorati e dai vividi colori, che spiccano sul campo blu del fondale.
All’area archeologica, nel sottosuolo, a circa 2,50 m di profondità rispetto al livello di calpestio odierno, si accede attraverso la scala che costeggia l’antico forno del palazzo, a servizio del quartiere fino a qualche decennio fa e ora spento ma incorniciato da alcune ceramiche di uso domestico, da tavola e da cucina, coeve al palazzo, ritrovate nel corso degli scavi archeologici.
Dal 1999 palazzo Simi ospita il Centro operativo per l’Archeologia, sede distaccata della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia. Al primo e secondo piano del palazzo sono dislocati gli uffici e i laboratori della Soprintendenza, mentre le sale al pianoterra sono destinate a esposizioni temporanee e a convegni.
INIZIO COSTRUZIONE XVI secolo
EDIFICI PRECEDENTI Chiesa bizantina di San Gregorio de Falconibus
Palazzo Simi sorse nella seconda metà del Cinquecento insieme ad altri edifici nobili e imponenti, di stile rinascimentale e “catalano”, caratterizzati da prospetti con colonne su basamenti decorati da figure zoomorfe, medaglioni raffiguranti i fondatori della città e i simboli del potere, logge con balaustre, balconi con modiglioni e figure apotropaiche e simboli fitomorfi, ampie finestre sormontate da archi, bifore e timpani con epigrafi.
Fu acquistato dalla famiglia Simi de Burgis che vi si trasferì nel 1670 e ne fece la propria dimora, rinnovandolo e ampliandolo, fino agli inizi del XX secolo.
L’edificio, fondato su una casa tardo-romana, si poggia su una preesistente chiesetta bizantina, intitolata verosimilmente a San Gregorio de Falconibus, risalente al X secolo, come suggerisce il livello di calpestio a cui stata ritrovata. Infatti intorno all’anno Mille il livello di calpestio di Bari doveva trovarsi tra i 2,50-3 m al di sotto di quello odierno.
La chiesetta bizantina, tuttavia, subì una parziale demolizione nel XII secolo al fine di costruirvi sopra un altro edificio di culto, a unica navata e con una sola abside.
La demolizione e l’oblio dell’edificio di culto romanico furono definitivi quando si completò la realizzazione del palazzo, che ne inglobò le parti superstiti.

L’edificio occupa buona parte dell’isolato ed è il frutto di una serie di trasformazioni avvenute in epoche successive. Si affaccia a est su Largo Maurelli e strada Lamberti e a nord su Corte Colagualano. Arco Sagges lo collega al palazzo omonimo a sud. Le prime fonti sulla casa palatiata, frutto dell’aggregazione e dell’integrazione di più strutture abitative, risalgono alla fine del Cinquecento, ma questa divenne proprietà della famiglia Simi de Burgis, da cui prende il nome, nel 1670. In questi anni subì una serie di miglioramenti, in particolare sul prospetto di strada Sagges, mantenendo la sua integrità sino agli inizi del Novecento, quando venne venduta e suddivisa in più proprietà. Fu solo nel 1973 che il palazzo, in condizioni di avanzato degrado, venne espropriato e acquisito dal demanio pubblico, mentre a partire dagli anni Ottanta vennero avviati gli interventi di restauro. Attualmente è sede del Centro Operativo per l’Archeologia di Bari, con uffici e laboratori al primo e secondo piano e mostre temporanee ospitate al piano terra. I documenti d’archivio, le emergenze archeologiche e le tracce riscontrabili sulle cortine murarie hanno permesso di ricostruirne la storia, complessa e pluristratificata. La porzione più antica corrisponde al tratto iniziale del fronte orientale, che affaccia su Largo Maurelli e strada Lamberti, in cui si osserva una continuità muraria tra la struttura in cui si apre l’arco Sagges e quella subito adiacente, sino al punto in cui (una ventina di metri più avanti) cambia la tessitura muraria. In questo primo tratto si segnala il portale ad arco lunato, opera di pregevole fattura realizzato da maestranze specializzate, il quale trova riscontri solo in alcuni esemplari del castello federiciano di Gioia del Colle e permette di datare la fabbrica ad una fase tardo medievale.

Il cambio di tessitura muraria, quindi, indica una cesura all’interno del prospetto e rappresenta il limite dell’antico edificio, che in questo punto doveva risvoltare ortogonalmente, probabilmente con un fronte porticato su due livelli. All’interno del palazzo è visibile l’imposta di un arco sia al piano terra sia a quello superiore perfettamente allineate che presentano le stesse caratteristiche costruttive. Un’ulteriore sequenza di archi è emersa in occasione dei restauri lungo la parete sinistra dell’attuale atrio di accesso al palazzo, facendo ipotizzare un avanzamento del fronte, realizzato sulla falsa riga del precedente, e dunque una riduzione dell’antico vuoto urbano prospiciente il palazzo (forse una via pubblica). A questa variazione planimetrica, ascrivibile alla trasformazione dell’edificio di età rinascimentale, corrisponde una modificazione della facciata su strada Lamberti, che si amplia di circa una decina di metri ed è segnalata al piano terra dal cambio di tessitura muraria di cui si è detto.

La parte superiore del prospetto presenta, invece, un insolito bugnato (usualmente impiegato per la parte basamentale) che serve ad unificare sotto un unico linguaggio il nuovo fronte. Lo stesso bugnato si osserva nel retro prospetto dell’arco Sagges, in cui tuttavia le bugne sono di due diverse tipologie, quadrangolari e romboidali Prima dei restauri, tra due finestre campeggiava uno stemma, che non si è mai riusciti a riferire alla famiglia di appartenenza; oggi ne resta l’impronta, mentre lo stemma è stato collocato sulla parete sinistra dell’androne. La porzione di edificio che segue, di soli due livelli, in cui oggi si apre l’accesso al palazzo, è il risultato di ulteriori modifiche avvenute in epoca barocca, che hanno definitivamente saturato il vuoto urbano, inglobato all’interno dell’edificio e trasformato in atrio. In questo tratto di prospetto, ancora a faccia vista al piano terra, si nota sulla sinistra il portale d’accesso, su cui si dispone in asse una piccola nicchia, che un tempo forse accoglieva uno stemma, ed una finestra. Sulla destra, invece, vi è un’ulteriore apertura ad arco ribassato al di sopra della quale spicca la loggia, anch’essa ad arco ribassato, con parapetto a balaustra, che si dispone sullo sfondo di strada Santa Teresa dei Maschi. Conclude la facciata su strada Lamberti, ad angolo con Corte Colagualano, uno stretto edificio su tre livelli, interamente intonacato, in cui si dispongono tre aperture allineate. Sicuramente più unitario appare il fronte che prospetta su strada Sagges, risultato dei miglioramenti seicenteschi realizzati dalla famiglia Simi. Il tratto più ampio della facciata, a ridosso di arco Sagges, presenta un basamento bugnato ed è ritmato da una serie di aperture ordinatamente disposte, quattro al piano terra sormontate da finestrelle quadrate e tre ai piani superiori caratterizzate da eleganti balconcini e coronamenti a forma di timpani mistilinei di influsso barocco. La porzione adiacente a ovest presenta un’impostazione simile, ma più classicheggiante.

Da un punto di vista planimetrico, vista l’assenza di un progetto unitario, si può solo osservare come l’androne d’accesso ed il retrostante atrio coperto costituiscano l’asse centrale del palazzo, attorno al quale si dispongono gli ambienti, ortogonalmente ai fronti stradali. L’andito è coperto da una volta a botte ribassata con lunette su peducci e termina con una scala in pietra che conduce al piano nobile. Questa si posiziona all’interno dell’atrio, oggi caratterizzato da una copertura in vetro, su cui si affacciano una serie di aperture, da cui prendono luce gli ambienti interni dei piani superiori. Nella sala a destra dell’ingresso un pavimento vetrato permette di osservare i resti archeologici emersi durante i restauri e gli scavi. A questi si accede da una scala ricavata nell’ambiente successivo, lungo la quale si può osservare anche un monumentale forno domestico del XVI secolo.

Similmente a quanto emerso nell’area archeologica al di sotto del chiostro del convento di Santa Teresa dei Maschi (vedi scheda), si sono rinvenuti qui due edifici di culto sovrapposti. Il più antico, di epoca bizantina (X secolo) si conservano le tre absidi per circa 1,70 m di altezza, con quella centrale decorata da affreschi figurati e la traccia di un altare d’avanti all’abside centrale. Alla chiesa era annessa un’area cimiteriale, di cui si sono rinvenute tre tombe, due esterne ed una interna alla struttura, prive di elementi di corredo. All’edificio di culto bizantino fu sovrapposto un altro in epoca romanica (XII-XIII secolo), i cui resti sono meno visibili essendo stati inglobati nelle strutture murarie del palazzo. Elemento rivelatore è il muro di fondo della sala a destra dell’androne al piano terra, leggermente curvo poiché ricalca l’andamento dell’abside della chiesa romanica. Essa doveva essere dedicata a San Gregorio, come suggerito dai documenti d’archivio. Tuttavia le strutture più antiche appartengono a due muri ortogonali, su cui poggia la chiesa bizantina, probabilmente resti di un’abitazione di età imperiale romana sulla base dei ritrovamenti ceramici.

Come raggiungere la città
airport AEREOPORTO  

Dall’aeroporto internazionale Karol Woityla di Bari prendere Viale Enzo Ferrari in direzione di Strada Provinciale 204/Viale Gabriele d'Annunzio/SP204. Prendi Viale Europa e Via Napoli in direzione di Via S. Francesco D'Assisi a Bari. Entrare in SS 16 e prendere l’uscita 4 verso Bari centro/porto. Continuare su via Napoli e poi su via San Francesco d’Assisi. Guidare in direzione di piazza Federico II di Svevia.

motorway AUTOSTRADA  

Prendere E843, Viale Giuseppe Tatarella e Sottovia Giuseppe Filippo in direzione di Via Napoli a Bari. Continuare su via Napoli e guidare in direzione piazza Federico II di Svevia.

other MEZZI  

Arrivano nelle vicinanze le linee AMTAB 3-12-12/-21-35

park PARCHEGGIO  

Piazza Massari-Piazza Federico II di Svevia-Piazza Prefettura

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