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Strada Palazzo di Città

Strada Palazzo di Città - 6010 - 70122
USO ATTUALE Strada
Strada Palazzo di Città, un tempo ruga fragigena, collega piazza Mercantile alla celebre basilica di San Nicola, meta da secoli di pellegrinaggi di fedeli cristiani e ortodossi.
La strada, infatti, è un frammento dell’antico itinerario europeo di pellegrinaggio che collegava la Galizia a Gerusalemme e che aveva come tappa anche Bari, importante perché sede delle reliquie del suo santo patrono Nicola.
Il suo toponimo attuale, invece, deriva dal fatto che in uno dei numerosi palazzi nobiliari che la costeggiano ha avuto sede il municipio fino al 1863.
Se la si imbocca da piazza Mercantile, immaginando di essere pellegrini diretti alla basilica, si è accompagnati durante il tragitto da una serie di punti di interesse tra cui non possiamo non citare:
- Chiesa di Santa Pelagia, al civico 63, attualmente dedicata a Sant’Anna, probabilmente edificata tra XI e XII secolo ma con facciata rimaneggiata in epoche successive. L'interno è abbellito da un crocifisso ligneo, un altare di legno dorato, quattro statue di santi e numerosi dipinti.
- Palazzo D’Amelj, al civico 61, edificio settecentesco appartenuto a una famiglia di ricchi feudatari di Binetto, caratterizzato dalla presenza sulla facciata di un dipinto della Madonna del Lume, che nel 1767, dopo lo scioglimento dell’ordine dei gesuiti, fu trasferito dalla chiesa del Gesù ed è stato recentemente restaurato.
- Palazzo Tanzi, al civico 54, antica dimora della famiglia Tanzi originaria del nord Italia arrivata a Bari al seguito di Isabella d’Aragona, impreziosito nella facciata rinascimentale, secondo uno schema ricorrente nell’edilizia cinquecentesca, da un portale con iniziali in ferro della famiglia e con architrave decorato da epigrafe latina (Ingredere has aedes quisquis amicus eris) che inneggia all’ospitalità, e dai profili di Japige e Barione.
- Palazzo Zizzi, al civico 29, donato da Bona Sforza al medico di corte Onorato Zizzi, caduto poi in disgrazia, di impianto medievale ma con un portale rinascimentale abbellito anch’esso da epigrafe latina (Post tenebras spero lucem) e bassorilievi dei mitici fondatori di Bari, Barione e Japige;
La strada termina con una successione di due archi che riportano una lapide del 1762, che ricorda l’ampliamento della via e dell’arco da parte del priore e del capitolo di San Nicola, e un bassorilievo policromo raffigurante san Nicola, una delle tantissime edicole votive che costellano la città vecchia, che sembra quasi dare il proprio benvenuto ai fedeli giunti alla meta.
EDIFICI PRECEDENTI Antica via Traiana
Strada Palazzo di Città, prima di essere intitolata in questo modo, era nota con il toponimo di ruga fragigena, corruzione di un originario ruga Francigena, con il quale alcuni documenti del XII e XIII secolo identificano l’antica via Traiana nei pressi dell’antica dogana vicino al porto vecchio.
La via, la prima della città a essere citata dalle fonti, infatti, è ricordata in due documenti del Codice Diplomatico Barese, l’uno un atto notarile del 1153, che cita due case “in rugam fragigenam” davanti all’atrio della chiesa di Santa Pelagia (oggi Sant’Anna); l’altro, del 1253, elenca fra i beni dotali di una certa Sikelgaita, figlia di Margarita, una casa situata anch’essa nella ruga Fragigena [Nino Lavermicocca].
Antica via consolare di origine romana, la via Traiana nel Medioevo diventò, in questo suo tratto, una via sacra rappresentando il prolungamento meridionale della via Francigena, itinerario europeo di pellegrinaggio che da Santiago di Compostela attraversava l’Europa, passando per Roma, e terminava a Bari con la tappa emblematica della basilica di San Nicola e dell’antico ospedale dei pellegrini.
La ruga Fragigena oltre ad essere percorsa da fedeli era anche molto frequentata da mercanti forestieri, tra cui emersero in età aragonese i lombardi che ristrutturarono la chiesa di Santa Pelagia, oggi Sant’Anna, intitolandola a Sant’Ambrogio, e alcuni palazzi patrizi preesistenti.
Rappresentata graficamente anche nel Regno di Napoli in prospettiva del 1703 del Pacichelli, la strada Palazzo di Città mantenne sempre il proprio ruolo e la propria identità, anche in momenti difficili per la città.
Oggi il toponimo identifica un’altra strada vicina che fino agli inizi dell’Ottocento era nota come “ruga de’ calzolari”.

Strada Palazzo di Città è una delle principali arterie del tessuto della città medievale, perché asse di collegamento tra la basilica di San Nicola e una delle antiche porte di accesso alla città in piazza Mercantile. La strada, in origine chiamata Rua Francigena, prese l’attuale nome dal Palazzo che fu sede del Governo francese durante il regno di Napoli, agli inizi dell‘800. L’importanza di questo asse è sottolineata dalla ricchezza dei prospetti dei palazzi che vi si affacciano, appartenuti a famiglie nobiliari baresi.

A partire da San Nicola, subito dopo la corte del Catapano e la piazzetta Sant’Anselmo, il percorso inizia passando al di sotto di due grandi archi a tutto sesto. Sul primo, in pietra chiara bugnata, sono posti due cardini in pietra e sulla faccia opposta è collocata un’epigrafe datata 1762. Sul secondo arco, di collegamento tra le cortine murarie dei due fronti strada, è posta un’edicola con bassorilievo policromo raffigurante San Nicola e una epigrafe, datata 1566. Sul primo palazzo a sinistra, quello da cui partono i due archi, si apre un portale cinquecentesco con arco a tutto sesto, poggiato su pilastri riquadrati, incorniciato da un lieve aggetto e concluso in alto da una cornice modanata.

Palazzo ai civici dal 26 al 29 A destra, la facciata di Palazzo Zizzi ha un paramento murario in blocchetti squadrati di pietra calcarea su cui si leggono le tracce delle originarie fabbriche medievali e, contemporaneamente, le trasformazioni successive. L’edificio fu donato, agli inizi del XVI secolo da Bona Sforza, regina di Polonia e duchessa di Bari, al medico di corte Onorato Zizzi da Minervino per poi passare ai Ramires e ai Maffia. L’impianto medievale si riconosce nella forma della casa torre che svetta sulla sinistra e nella serie di monofore ed archi successivamente tamponati e tagliati dalle aperture di epoca successiva. Al piano terra, a partire da sinistra, si susseguono una monofora con arco lunato, un apertura più ampia a tutto sesto, il piedritto di un’altra apertura (forse una monofora lunata), due archi centinati più grandi e infine due monofore di cui quella di sinistra con arco lunato e quella di destra tagliata dal portale rinascimentale. I locali a piano terra, il cui livello di calpestio in antico era più basso dell’attuale, furono tramutati in botteghe con soprastante ammezzato. Rinascimentali sono le mostre delle finestre del primo piano, di cui la prima a destra si addossa alla parte inferiore di un una monofora medievale tamponata. Il secondo piano conserva sei finestrelle centinate medioevali e una, l’ultima a destra, rinascimentale simile a quelle del primo piano. Al terzo piano, nella porzione di sinistra dove è riconoscibile la torre, si ripetono due finestrelle centinate uguali e in asse con quelle del piano sottostante. Rinascimentale è il portale di ingresso ad arco a tutto sesto, fiancheggiato da colonne con fusti scanalati poggiate su alti basamenti decorati con testine a bassorilievo. I capitelli sorreggono una trabeazione nel cui architrave è inserita l’iscrizione POST TENEBRAM SPERO IN LUCEM. Nei triangoli mistilinei tra l’arco e la trabeazione sono collocati due medaglioni con le teste di Japige e Barione, mitologici fondatori della città.

Palazzo ai civici dal 17 al 25 A destra si trova uno dei palazzi più grandi del centro storico, Palazzo Alberotanza. Vi si accede da due portali di forme e dimensioni differenti. Entrambi a sesto acuto, quello al civico 22 mantiene le forme originarie con paraste ai lati del portone, trabeazione superiore e concio in chiave, al centro dell’arco, decorato. Palazzo ai civici dal 49 al 52 A sinistra, il palazzo è un rifacimento ottocentesco di edifici precedenti. A piano terra, su una cortina in pietra a faccia vista delimitata in alto da un cordolo squadrato, si aprono cinque portali a pieno centro e, nei due piani superiori, altrettante finestre architravate. Il palazzo è coronato da un cornicione su mensole ed è delimitato da cantonali in pietra bugnata squadrata.

Palazzo Tanzi (civico 54) Segue, a sinistra, il palazzo che fa angolo con lo slargo della strada, appartenente alla famiglia Tanzi. (vedi scheda) Palazzo ai civici dal 12 al 16 A destra, il palazzo ad angolo con il vico Gesuiti, accorpamento di edifici precedenti, presenta una facciata databile XVIII secolo per via delle cornici in pietra delle finestre al primo piano. Al secondo piano, in asse con le tre aperture ad arco del piano terra, e al di sopra di una cornice marca-davanzale, spicca una loggia con due fornici attualmente murati, incorniciati da tre paraste a sostegno di una trabeazione. A piano terra, nello spigolo destro, il palazzo si conclude con una colonna angolare di ordine tuscanico, attribuibile al ridisegno settecentesco della facciata.

Palazzo al civico 61 A sinistra, il palazzo che fa angolo con lo slargo della strada è un altro esempio in cui coesistono le tracce degli interventi di varie epoche. Sul paramento in pietra a faccia vista a destra del portale sono tuttora visibili due archi ribassati tagliati da una finestra con stipiti in pietra tamponata. Al centro della facciata si apre un portale con paraste e arco a bugne. A destra è posta un’edicola in legno e foglie d'argento dedicata alla “Madonna del Lume”. L’edicola ha un suo prospetto autonomo, addossato a quello dell’edificio e raccordato con questo tramite una cornice modanata che diventa marcapiano. Conclude l’edicola un semplice timpano triangolare. L’immagine della Madonna è incorniciata da due paraste poggiate su mensole curve e capitelli corinzi che sorreggono una trabeazione conclusa in alto da un timpano spezzato curvilineo. Dal prospetto che affaccia sulla piazzetta, al primo piano, sporge un balcone settecentesco curvilineo, poggiato su mensole decorate.

A sinistra, la strada si allarga in corrispondenza di una piazzetta. Al centro del fronte si trova la chiesa di Sant’Anna, in origine Santa Pelagia, datata XI secolo. Nel 1508 fu affidata da Isabella d’Aragona agli Eremitani di Sant’Agostino e dedicata a Sant’Ambrogio. Fu restaurata nel 1576 e nuovamente nel 1820, quando era sotto la tutela della confraternita di San Marco della Buona Morte. La facciata in pietra a faccia vista è decorata in alto da una sottile cornice al di sopra della quale il prospetto si chiude con una cuspide affiancata da un campaniletto a vela. Sotto la cornice si apre un semplice rosone, in corrispondenza del quale si leggono ancora le tracce degli spioventi della chiesa più antica. In basso aggetta il cinquecentesco portale di accesso. L’ingresso è incorniciato da due colonne con capitelli corinzi, poggiate su un basamento e sormontate da una trabeazione. Su questa ai lati si elevano due volute curvilinee e al centro un archetto ribassato con iscrizione e sormontato da uno stemma. Sul paramento della facciata sono inserite sculture in pietra raffiguranti animali, che provengono dalla chiesa medievale. L’interno è a navata unica e pareti scandite da quattro arconi per lato, poggiati su paraste e sormontati da una trabeazione con modiglioni su cui si imposta una volta a botte. Di particolare pregio è l’altare maggiore in legno intagliato e dorato, datato tra il XVI e il XVII secolo.

Via Palazzo di Città è così chiamata perché all’inizio del XIX secolo qui venne trasferita dal Sedile di Piazza Mercantile, la sede della Universitas cittadina per rimanervi fino al 1863, quando il municipio andò ad occupare il nuovo stabile di Corso Vittorio Emanuele.
La strada nel linguaggio popolare è nota come “chemmuna vecchie” (ovvero “del comune vecchio”) a ricordo della “commune” francese in epoca napoleonica (V.A. Melchiorre).
L’arteria è stata anche chiamata “rua francigena”, anche se è dubbio il significato letterale del termine; lo stesso Melchiorre la fa risalire a via degli stranieri anche perché era il percorso che da Piazza Mercantile portava turisti e pellegrini alla basilica.
La stessa strada venne anche chiamata “via de’ calzolari” a testimonianza delle attività commerciali che negli anni si erano sviluppate; più intrigante, a definirne il ruolo, fu il toponimo di “via delle carceri” essendo queste state collocate, per qualche tempo, in un palazzo signorile, palazzo Casamassima, ancora esistente e ben ristrutturato.


Come raggiungere la città
airport AEREOPORTO  

Da viale Enzo Ferrari continuare in direzione di Strada Provinciale 204/Viale Gabriele d'Annunzio/SP204. Prendere Viale Europa, SS16, Via Napoli e Corso Vittorio Veneto in direzione di Via Venezia a Bari. Seguire Via Venezia e Largo Papa Urbano II fino a Piazza S. Nicola.
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Da Viale Enzo Ferrari, continuare in direzione di Strada Provinciale 204/Viale Gabriele d'Annunzio/SP204. Prendi Viale Europa, SS16, Via Napoli e Corso Vittorio Veneto in direzione di Piazza Mercantile a Bari. Continuare su Lungomare Augusto Imperatore. Piazza Ferrarese è sulla destra. Proseguire a piedi per Piazza Mercantile.

motorway AUTOSTRADA  

Da casello Bari Sud dell’autostrada A14 prendere E843, Viale Giuseppe Tatarella, Sottovia Giuseppe Filippo, Via Brigata Regina e proseguire su Corso Antonio de Tullio in direzione di Via Venezia a Bari. Seguire Via Venezia e Largo Papa Urbano II fino a Piazza S. Nicola.
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Da casello Bari Sud dell’autostrada A14 prendere E843, Viale Giuseppe Tatarella, Sottovia Giuseppe Filippo, Via Brigata Regina e proseguire su Lungomare Augusto Imperatore in direzione Piazza Mercantile a Bari. Piazza Ferrarese si trova sulla destra. Proseguire a piedi per Piazza Mercantile.

other MEZZI  

Arrivano nelle vicinanze di Largo Abate Elia le linee AMTAB A (area sosta Piazza Massari)- 2/-10-12/-35.
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Arrivano nelle vicinanze di Piazza Ferrarese (per piazza Mercantile è necessario proseguire a piedi) le linee AMTAB 2-4-10-12-12/-21-35

park PARCHEGGIO  

Area di Parcheggio di fronte all’ingresso del Museo Archeologico-Lungomare Imperatore Augusto-Corso Vittorio Emanuele II