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Chiesa della Vallisa

Chiesa dei Ravellesi

Strada Vallisa - 6010 - 70122
In relazione alle attività dell'Auditorium Diocesano La Vallisa
www.vallisa.it
+390805216276
info@vallisa.it
INIZIO COSTRUZIONE XI secolo
USO ATTUALE Centro polifunzionale per la promozione della cultura e dell’arte
La chiesa della Vallisa (già Raveddise, cioè dei Ravellesi) venne così chiamata per la presenza di gruppi di mercanti amalfitani e ravellesi nella città. L’edificio oggi si presenta molto diverso da quello che era un tempo, a causa dei restauri “in stile” (dal 1957 al 1962) in cui fu eliminato tutto l’apparato barocco, lasciando a vista l’apparecchio murario. Questo ripristino in forme medievali tuttavia non ridà al tempio l’immagine originaria che doveva apparire in gran parte affrescata, come dimostrano i pochi resti della decorazione pittorica conservatasi su alcune parti della muratura.
Resta comunque un importante monumento medievale all’interno della città vecchia di Bari, costruito in onore di una comunità impiantatasi in città fin dal IX secolo e che conservava con i Baresi uno stretto legame, sia da un punto di vista religioso che commerciale. Amalfitani e Baresi costituivano infatti un gruppo commerciale omogeneo, probabilmente condividendo anche le proprie flotte; testimonianza di questo stretto legame mercantile rimane nella celebre Crisobolla concessa dall’imperatore Basilio II ai Veneziani nella quale si faceva esplicito divieto a questi ultimi di caricare a bordo delle loro navi “merci degli Amalfitani e dei Longobardi della città di Bari”. Dal punto di vista religioso, interessanti similitudini si ritrovano anche nei rispettivi culti patronali: il culto di san Nicola ad esempio, era diffuso anche ad Amalfi, così come a Bari erano presenti le chiese di Sant’Andrea “in marittima” e il monastero di Sant’Andrea delle Vergini fuori le mura, che veneravano il protettore di Amalfi. La chiesa della Vallisa ha riacquistato una insperata celebrità dopo il restauro della pavimentazione di piazza Ferrarese, sulla quale si affacciano le sue tre absidi semicircolari. L’entrata principale invece, con il portico a tre fornici, è situata in strada Vallisa. Oggi la chiesa è sconsacrata e ospita l’Auditorium Diocesano, un centro polifunzionale per la promozione della cultura e dell’arte.
INIZIO COSTRUZIONE XI secolo
CONSACRAZIONE XI secolo
La costruzione della chiesa è da ricondursi all’XI secolo. L’antico nome della chiesa (che dipendeva dal monastero benedettino ad essa antistante) era San Pietro, in onore della città di Roma, come è stato dedotto dal testamento dell’abate Leucio del 1071. La prima attestazione come “San Pietro della Vallisa” risale comunque al 1596 da un documento del Codice Diplomatico Barese. La circostanza che i Ravellesi avessero ottenuto l’appalto dei dazi sulle merci introdotte in città spiega il loro insediamento a ridosso dell’antica Porta Nuova, una delle più antiche e importanti della città. Dal 1777 la chiesa venne dedicata alla Beata Maria Vergine della Purificazione, probabilmente per il nome della Confraternita che lì era stata fondata o perché in prossimità della strada (via degli Infetti) dove venivano bruciati gli oggetti utilizzati dagli appestati. Nel 1962, dopo decenni di degrado, la chiesa è stata oggetto di un radicale restauro in chiave neoromanica ad opera dell’architetto Schettini, che ha eliminato le secolari stratificazioni di stili (in particolar modo le sovrastrutture barocche) e ha ricostruito il portico, la facciata e le tre absidi. Il sito è stato poi definitivamente riqualificato a partire dal 1986, anno in cui la Confraternita di Sant’Anna, coordinata dalla Commissione Diocesana per la Musica Sacra, lo ha reso un importante centro di cultura e arte a disposizione della comunità.
STILE Romanico

La chiesa della Vallisa o dei Ravellesi (colonia di artigiani e mercanti stanziata a Bari nel XII sec), era dedicata in origine a San Pietro e dipendeva dal monastero benedettino ad essa antistante. Fu denominata anche chiesa della Beata Maria Vergine della Purificazione dalla confraternita che la prese in consegna nel 1777 (sull’altare maggiore vi era una tela raffigurante la Vergine). La chiesa, a pianta basilicale, è ripartita in tre navate concluse da absidi semicircolari che si affacciano su piazza del Ferrarese a ridosso dell’abbattuta Porta Mola, di cui sono visibili i resti archeologici. Le absidi, in cui si aprono tre monofore di cui quella mediana più ampia, hanno copertura a “chiancarelle”. Quella centrale è sovrastata in asse da un piccolo oculo che si apre al di sotto dei salienti della copertura della navata centrale.

L’ingresso affaccia in una angusta stradina che prende il nome dalla chiesa. Un portico, chiuso da una cancellata, a tre campate coperte da tre crociere, da accesso a un portale maggiore e due minori in asse con la navata centrale e le navatelle laterali. All’interno del porticato sono collocate due sepolture ad arcosolio con resti di affreschi. In alto, nella facciata cuspidata è inserito un rosone. Una porta collocata al centro della navata di sinistra immette in uno stretto corridoio scoperto in cui sono collocate cinque ad arcosoli cuspidati trecenteschi.

L’interno è illuminato da una serie di monofore (cleristorio) che si aprono nella parte alta della navata centrale alleggerendone la muratura. Le navate sono divise da due colonne e un pilastro composito centrale con semicolonne addossate da cui impostano quattro archi a tutto sesto con doppia ghiera lunata che terminano su un pilastro dalla parte dell’absidale e su una colonna addossata a una sottile lesena verso la contro facciata. Alcuni capitelli dalle forme schematizzate sono di sostituzione a causa dei danni subiti da tardi interventi di risanamento; mentre si nota un leone stiloforo in pietra del XII sec alla base delle colonne laterali del presbiterio. Le sette statue seicentesche dei Misteri (portati in processione il venerdì santo) e il Cristo giacente si conservano in sacrestia, un ambiente che fiancheggia la navata sinistra, a cui si accede da una porta vicino l’altare minore del Crocifisso; la pavimentazione originaria è in lastre di pietra calcarea. Il tetto della navata centrale è costituito da capriate a vista, mentre gli spioventi laterali poggiano su puntoni sorretti da modiglioni lapidei. Buona parte dei paramenti murari sono stati parzialmente ricostruiti durante i radicali lavori di restauro (dal 1957 al 1962) in cui fu eliminato tutto l’apparato barocco, con lo scrostamento di stucchi e intonaci, lasciando a vista l’apparecchio murario. Questo ripristino in forme medievali tuttavia non ridà al tempio l’immagine originaria che doveva apparire in gran parte affrescata, come dimostrano i pochi resti della decorazione pittorica conservatasi su alcune parti della muratura.

Fino ad alcuni anni fa all’interno della chiesa erano custodite le statue dei Misteri della Passione, oltre che immagini sacre dedicate a Santa Rita, San Gaetano e alla Madonna. Le statue dei Misteri risalgono, come risulta dalla documentazione storica, al ‘700 allorquando il Venerdì Santo era tradizione che si svolgessero due processioni (una di S. Gregorio e una della Vallisa) con queste statue raffiguranti i momenti (o stazioni) della Passione di Cristo. La più antica delle processioni sembra fosse quella organizzata con la partecipazione dei frati francescani dalla Confraternita della Purificazione, detta della Vallisa. La Pia Associazione “Misteri della Vallisa”, è ora allocata presso la chiesa di Santa Teresa dei Maschi, mentre le statue sono collocate presso la chiesa del Gesù. L’altra processione invece, quella di San Gregorio, era organizzata dai Frati Minori Osservanti di S. Pietro delle Fosse, la cui chiesa, ormai un rudere, era collocata presso il porto.
Fino al 1825 le due processioni si svolgevano lo stesso giorno causando frequenti disordini e discordie; l’arcivescovo B. Clary, per porre fine a tali dissidi, decretò che le processioni si svolgessero ad anni alterni. Negli anni pari avrebbero sfilato (come ancora oggi accade) le statue della Vallisa (dette dei “Chiangeminne”, a causa della pioggia che ne accompagnava l’uscita in processione); negli anni dispari invece l’incombenza era del gruppo di S. Gregorio (i “Ventalosi” della tradizione popolare perché molto spesso la processione era accompagnata da forti raffiche di vento).


Come raggiungere la città
airport AEREOPORTO  

Da Viale Enzo Ferrari, continuare in direzione di Strada Provinciale 204/Viale Gabriele d'Annunzio/SP204. Prendi Viale Europa, SS16, Via Napoli e Corso Vittorio Veneto in direzione di Piazza Mercantile a Bari. Continuare su Lungomare Augusto Imperatore. Piazza Ferrarese è sulla destra. Proseguire a piedi per Piazza Mercantile.

motorway AUTOSTRADA  

Da casello Bari Sud dell’autostrada A14 prendere E843, Viale Giuseppe Tatarella, Sottovia Giuseppe Filippo, Via Brigata Regina e proseguire su Lungomare Augusto Imperatore in direzione Piazza Mercantile a Bari. Piazza Ferrarese si trova sulla destra. Proseguire a piedi per Piazza Mercantile.

other MEZZI  

Arrivano nelle vicinanze di Piazza Ferrarese (per piazza Mercantile è necessario proseguire a piedi) le linee AMTAB 2-4-10-12-12/-21-35

park PARCHEGGIO  

Lungomare Imperatore Augusto -
Corso Vittorio Emanuele II