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Chiesa Arciconfraternita SS. Trinità e SS. Medici

Antica chiesa della Trinità

Piazza Federico II di Svevia, 30 - 6010 - 70122
martedì 9.30 18.00 festivi 10.00-11.15
+390805218209
Gratuito -
committente Ordine Benedettino
INIZIO COSTRUZIONE prima metà XI secolo
USO ATTUALE Chiesa
Le mura di un palazzo tardo settecentesco dalle linee barocche inglobano l’antica chiesa della Trinità (oggi Arciconfraternita della Santissima Trinità e dei Santi Medici), probabilmente edificata intorno alla prima metà del secolo XI in prossimità del castello normanno-svevo. La storia di questo edificio si perde fra le pagine degli archivi pugliesi, dai quali è stato possibile estrapolare una cronologia frammentata e discontinua, riflesso delle più o meno celebri vicende di cui questo luogo di culto è stato scenario. Le sue origini sono da attribuirsi all’espansione dell’ordine benedettino in Puglia tra il X e l’XI secolo in funzione di contrasto al monachesimo italo-greco. Nella sola città di Bari ad esempio furono edificati tre monasteri (San Benedetto, Santa Scolastica e San Felice). L’importanza rivestita dall’Ordine benedettino in Puglia non servì però a salvare l’edificio dalla demolizione: della struttura principale infatti rimane oggi ben poco. Nulla rimane ad esempio dell’originario prospetto settecentesco, sopravvissuto solo nelle testimonianze fotografiche del primo Novecento. Dal 1939 la chiesa, inglobata all’interno di un palazzetto dei coniugi Triggiano/Amoruso, fu ceduta alla Confraternita della SS. Trinità insieme ad altri locali che ne permisero l’ampliamento. La lapide che si trova nel vestibolo ne è testimonianza. Lo statuto della Confraternita attesta che essa svolgeva sia attività di culto che di mutua assistenza fra gli associati, prevalentemente contadini. Unica traccia superstite dell’antica chiesa è il bassorilievo della lunetta (XVII sec.), raffigurante la SS. Trinità. Al centro della scena vi è il Creatore con alle spalle quattro cherubini e in grembo il Figlio inchiodato alla croce; una colomba sul petto suggella la pace tra cielo e terra. Una piccola figura in basso, inginocchiata ai piedi del Padre, rappresenta, presumibilmente, il committente/donatore dell’opera. Ai lati del gruppo trinitario sono presenti le figure di due monache inginocchiate in preghiera, probabilmente Santa Chiara e Santa Scolastica.
INIZIO COSTRUZIONE prima metà XI secolo
FINE COSTRUZIONE XI secolo
CONSACRAZIONE XI secolo
committente Ordine Benedettino
Fra i monasteri benedettini edificati nella terra di Bari e nella Puglia in generale tra il X e l’XI secolo si annovera anche l’antico monastero della Trinità; il Lombardi farebbe risalire l’antica chiesa al 780 a.C., ma la prima citazione in una pergamena facente parte dell’archivio dell’abbazia di Cava dei Tirreni risale al 1047; in tale documento si fa menzione di un monaco di nome Marco, abate del monastero. Questa, insieme alle citazioni successive in documenti del 1048 e del 1060, ha permesso di datare la costruzione del monastero intorno all’XI secolo. Nel giro di pochi anni troviamo un’ampia documentazione relativa all’edificio. Le testimonianze si diradano dal 1053, quando papa Leone IX confermò all’abate Marco la proprietà della chiesa di San Nicola “di Torre Musarra” fuori le mura, probabilmente appartenente allo stesso monastero della Trinità. Nel 1156 l’edificio diventa monastero femminile passando sotto il patronato di Santa Scolastica; verrà infatti citato nel 1358 nell’elenco dei beni appartenenti all’abbazia e due secoli dopo in un atto notarile del 1555 che informava che nella chiesa era stata fondata una Confraternita (della SS: Trinità) per volere delle monache benedettine. Unica condizione era che, in caso di scioglimento, la chiesa sarebbe dovuta tornare sotto il patronato di S. Scolastica. La confraternita della Trinità, acquisito anche il titolo dei Santi Medici (1871), dal 1921 al 1937 fu ospitata nella vicina chiesa di S. Giacomo. Il 25 giugno 1924 la confraternita venne elevata ad Arciconfraternita, come ricordato in un’epigrafe collocata sotto il porticato. Nel 1937 non fu più permesso alla congregazione di usufruire del locale annesso alla Chiesa di San Giacomo, così essa fu costretta a ritornare nella propria chiesetta in Via S. Giacomo. Dal 1939 la chiesa occupa la sede attuale. Si narra che tale Confraternita seguisse la stramba tradizione di offrire in dono ogni anno all’abbazia di Santa Scolastica un cero e una gallina bianca in onore della festa di San Mattia. La chiesa subì un importante restauro nel Settecento le cui tracce furono poi completamente cancellate da una demolizione fino a raggiungere le forme attuali nel 1964. Tutto ciò che rimane dell’antica chiesa è il bassorilievo del portone principale risalente al XVI-XVII secolo.
STILE Linee barocche

Di fronte al Castello di Bari, al piano terra di un palazzo settecentesco dalle linee barocche, si colloca la chiesa dell’Arciconfraternita della SS. Trinità e dei SS. Medici. Tre arcate, di cui le due laterali ad arco ribassato ed una centrale a tutto sesto, di maggior altezza, danno accesso ad un portico antistante la chiesa. Nella lunetta dell’arco centrale, è contenuto un bassorilievo del XVII sec con la raffigurazione della SS. Trinità. Al centro della scena vi è il Creatore, ammantato e assiso in trono, con alle spalle quattro cherubini e in grembo il Figlio inchiodato alla croce; una colomba sul petto suggella la pace tra cielo e terra. Una piccola figura in basso, inginocchiata ai piedi del Padre, rappresenta, presumibilmente, il committente/donatore dell’opera. Ai lati del gruppo trinitario sono presenti le figure di due monache inginocchiate in preghiera, probabilmente benedettine, di cui una raffigurante Santa Chiara.

All’interno del portico è collocato un crocifisso ligneo e i resti medievali di una colonna con capitello provenienti dall’antica chiesa. Il portale in bronzo della chiesa è opera moderna dello scultore Mario Colonna; sei formelle nella parte esterna accolgono i fedeli, mentre una superficie liscia e due formelle centrali sono contenute nella parte interna.

La Chiesa è ad aula unica con due nicchie laterali in cui sono inseriti altari votivi. L’abside contiene l’altare maggiore in bronzo, opera dello scultore Mario Colonna, a cui fa da sfondo un mosaico dai colori vivaci raffigurante la SS. Trinità con a destra e a sinistra di Cristo i simboli dei quattro evangelisti e in basso i SS. Medici Cosma e Damiano. Tre finestre poste in alto danno luce all’interno attraverso tre vetrate che contengono le frasi: “il Figlio è Sapienza dell’Amore”, “ il Padre è Amore”, “lo Spirito Santo è Forza dell’Amore”. Le nicchie laterali sono inquadrate da profili marmorei e scandite da specchiature geometriche; al loro interno una mensola marmorea regge a sinistra la statua in marmo bianco della Madonna col Bambino, di fronte la statua dei SS. Medici.

Lungo le pareti della chiesa corre una boiserie, sormontata da pareti intonacate di bianco che si interrompono al di sopra delle nicchie per ospitare dipinti di Umberto Colonna (1977) con la storia della Salvezza. A sinistra sono raffigurate la “Creazione di Adamo, “la Promessa della Salvezza ai Profeti da Mosè al Battista” e “l’Annunciazione”, mentre a destra il “Discorso della Montagna”, “Testimonianze della Chiesa primitiva attraverso la parola, il miracolo, la fraternità e il martirio”, La “Missione della Chiesa nel mondo mediante il Sacrificio, annunzio, comunità dei membri”. Sulla controfacciata è posta la cantoria, con organo a canne e un crocifisso ligneo.

La pavimentazione è in marmo con un mosaico datato 1986 presso l’ingresso con il simbolo dell’arciconfraternita. La copertura lignea è sostenuta da otto capriate.

Secondo la tradizione, Cosma (dal greco “ornato”) e Damiano (da demàsein, domare) erano due fratelli gemelli, di un gruppo di cinque, di cui facevano parte anche Antimo, Leonzio, Euprepio. Di questi ultimi poco si conosce anche se sono citati in un passo arabo e nella Leggenda Aurea.
Cosma e Damiano, invece, erano noti sin dal VI sec. a Roma; i medici anargiri (senza ricompensa) provenivano forse da una famiglia di origine araba, poi emigrata in Cilicia; ad Egea avevano iniziato la loro attività medica, al servizio degli umili, ma anche quella di “convertitori” per il cristianesimo. Alla loro morte le reliquie vennero traslate, in epoca imprecisata, a Roma. Nella tradizione iconografica essi vestono l’abito rosso dei medici e spesso indossano anche il turbante, in ricordo della loro origine orientale. A loro si deve, nella consuetudine epigrafica, il primo trapianto della storia. Si racconta infatti che essi impiantarono al guardiano di una chiesa uno degli arti inferiori al posto di quello gangrenoso (l’arto sano era però di un donatore di colore).


Come raggiungere la città
airport AEREOPORTO  

Dall’aeroporto internazionale Karol Woityla di Bari prendere Viale Enzo Ferrari in direzione di Strada Provinciale 204/Viale Gabriele d'Annunzio/SP204. Prendi Viale Europa e Via Napoli in direzione di Via S. Francesco D'Assisi a Bari. Entrare in SS 16 e prendere l’uscita 4 verso Bari centro/porto. Continuare su via Napoli e poi su via San Francesco d’Assisi. Guidare in direzione di piazza Federico II di Svevia.

motorway AUTOSTRADA  

Prendere E843, Viale Giuseppe Tatarella e Sottovia Giuseppe Filippo in direzione di Via Napoli a Bari. Continuare su via Napoli e guidare in direzione piazza Federico II di Svevia.

other MEZZI  

Arrivano nelle vicinanze le linee AMTAB 3-12-12/-21-35

park PARCHEGGIO  

Piazza Massari- Piazza Prefettura- Piazza Federico II di Svevia

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